Signore e signori vi presento il Cuore, questo organo fondamentale che molti, riduttivamente, considerano un muscolo dal movimento involontario. Sì, proprio così: come se Lui non fosse libero di fare quel che gli pare. E allora, cari miei scienziati, spiegatemi perché si dice: “al cuor non si comanda”? Forse che qualcuno di voi, nella sua misera esperienza personale, sia una volta, almeno una volta, dico, riuscito a far fare a Lui quello che egli desiderava, invece di lasciarlo libero di esprimersi come al suo solito? Sfido chiunque a dimostrarmi il contrario.
Come sono ridicoli questi omini di scienza; pretendono di ridurre tutto ciò che li circonda ad una logica ben precisa, di fornire una spiegazione razionale a tutti i fenomeni, anche a quelli inspiegabili, come l’amore. Vi siete chiesti come nasce l’amore in un Cuore fino ad allora tranquillo e spensierato? Come può, d’improvviso, questo muscolo campione di regolarità, mettersi a fibrillare, a battere colpi all’impazzata, a tentare di scappare via attraverso l’esofago (“avere il cuore in gola”) fino al punto da accomunare le reazioni di una persona matura a quelle di un adolescente in piena tempesta ormonale? E come può, questo muscolo compatto, spezzarsi d’improvviso per un amore finito?
Il Cuore è sinonimo di accoglienza, altro che muscolo insensibile! Non per niente di una persona molto generosa si dice che ha “un Cuore grande”, dove poter accogliere e dare assistenza a tanti bisognosi. Altrimenti perché avrebbero nominato il suo accesso con lo stesso nome utilizzato per l’ingresso di un appartamento: Atrio. Proprio perché nell’atrio viene accolto il sangue fin lì condotto dalle arterie, affinchè si riposi dalla stanchezza per il lungo viaggio attraverso il corpo e si rifocilli prima di iniziarne uno nuovo.
Non sarà brillante come il cervello, ma possiede tante altre qualità. Avete mai contato quanti aggettivi vengono comunemente riferiti al Cuore, quante metafore per definire, attraverso il Cuore la personalità, il carattere del suo possessore? Quanti altri organi del corpo umano da soli stanno a significare coraggio (“avere cuore”) e quanti possono dire di essere Impavidi ed essere gettati oltre l’ostacolo, incuranti della sorte che li attende? Quanti possono definirsi Matti, come cantava Little Tony o Zingari, come cantavano Michele Di Bari e Nada? Quanti con disprezzo diventano il paradigma della cattiveria, o sono dipinti di nero, il colore gotico per eccellenza? Quanti Cuori sono sinceri e quanti bugiardi, e così via elencando? A quanti altri organi si può consigliare di dare ascolto, come se parlassero, o si può raccomandare di seguirlo senza se e senza ma, come imponeva di fare il titolo di un famoso libro di Susanna Tamaro? Quanti organi possono dire di avere le proprie ragioni, alla pari del Cuore? Altro che muscolo automatico. E che vogliamo dire della poesia? C’è qualcuno che osa mettere in dubbio il primato del Cuore nella poesia? Veramente c’è qualcuno così incosciente da accettare una sfida del genere? Da Prèvert a Neruda, da Shakespeare a Garcia Lorca, tutti i maggiori poeti hanno dedicato versi al Cuore, anche se nessuno si è mai arreso alla passione impostagli da un cuore impazzito, al pari di Majakovskij:
“Sbottonato sul petto, col cuore quasi fuori,
m’apro al sole e alle pozzanghere.
Entrate con le passioni!
Venite con gli amori!
Ormai non è più in mio potere controllare il cuore.
Conosco dove hanno di casa il cuore, gli altri.
Dentro il petto, si sa.
Per me invece è impazzita l’anatomia.
E’ tutto cuore, romba dappertutto”.
Anche Quasimodo e Ungaretti hanno spesso fatto ricorso al cuore come metafora, in particolare il secondo per sconfiggere il pessimismo cosmico, a significare che quelli che l’uomo vive in solitudine possono essere proprio i momenti in cui egli raggiunge il “cuore” della terra, facendosi protagonista assoluto di un senso di centralità, quasi di dominio dell’uomo sull’universo:
“Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera”.
Ma davvero pensavate che un artista navigato come Gianni Pitta non fosse consapevole della centralità del Cuore nell’universo, nelle vicende umane e nel più profondo sentire di tutti noi; altrimenti perché ne avrebbe fatto il fulcro della sua creazione artistica, fino ad assurgere, in quella più recente, a protagonista assoluto?
Michele Colucci
VI PRESENTO IL CUORE di Michele Colucci
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