Ogni volta che siamo chiamati a giudicare qualcosa o qualcuno, siamo costretti a confrontarci con i nostri pregiudizi; lo facciamo con le persone, con le idee e con gli oggetti che guardiamo e ci circondano. Di quanto tempo avremmo davvero bisogno per esprimere un giudizio sul quale istintivamente siamo tentati a dire No, non mi piace. Non ce ne accorgiamo ma tutte le volte mettiamo in campo la nostra storia personale, le nostre esperienze, sopratutto quelle emotive, il che significa che molto spesso il nostro giudizio è viziato e non oggettivo. I social sono invasi di informazioni spesso accompagnate da immagini o video che hanno il solo obiettivo di generare in noi emozioni, a volte conflittuali a volte di condivisione. La stessa notizia è giudicata in modo diverso da tutti noi, a seconda del nostro stato d’animo, ma sopratutto pilotata dalla visione che la accompagna. Chi produce notizie produce stati d’animo e tutti ne siamo vittime. Più che di notizie o informazioni, i social puntano a mostrare immagini e video, poichè sono indiscutibilmente ciò che più di un’altra cosa può creare in noi stati d’animo condizionabili. Se mi mostrate le immagini di una decina di immigrati che lanciano bombole del gas o altri oggetti contro le forze dell’ordine, sono tentato a giudicarli come degli ingrati idioti che non meritano la nostra umanità. Se però mi mostrate un dirigente delle forze dell’ordine che ordina di spaccare un braccio ad un immigrato, mi viene di pensare che tutti i poliziotti sono dei bastardi violenti. Credo che questo esempio cada a pennello, poichè ad un giudizio sereno e ad una riflessione più fredda di questi due eventi, possiamo affermare che non tutti gli immigrati sono degli ingrati idioti che lanciano oggetti contro le forze dell’ordine, come non tutti i poliziotti sono esaltati al punto da ordinare atti di violenza sugli immigrati. I veri idioti siamo noi che ossevando le immagini ci lasciamo andare immediatamente a reazioni emotive mutevoli e condizionate. Dovremmo comprendere il vero amore verso il prossimo, il rispetto per chi compie il proprio dovere senza generalizzare e farsi manipolare come burattini.
Siamo burattini al soldo di manipolatori.
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