La domanda più difficile alla quale rispondere, è: cosa vuole significare questa tua opera? Ogni volta che qualcuno mi rivolge questa domanda, cado in un abisso di smarrimento e frustrazione. Ovviamente non giudico chi me la rivolge, ma me stesso; è giusto che chi osserva un’opera d'”arte”, si chieda se è il risultato di un’idea e da cosa è nata. Vi posso assicurare che una percentuale altissima di “artisti”, non è in grado di rispondere, quindi fanno appello a tutto il loro sapere per accontentarvi e raccontarvi di qualche bla bla bla che non significa una mazza. Attribuire un significato ad un gesto emozionale è come mangiare il brodo con la forchetta, impossibile e da stupidi. L’arte e l’artista che in precedenza ho virgolettato, non sono un mestiere, non producono oggetti funzionali, altrimenti sarebbero artigiani o designer, e non lo sono, poiché l’arte produce cose inutili ed è questa la missione dell’artista. Ecco quindi che l’inutilità dell’arte diventa una caratteristica dell’opera d’arte, poiché siamo noi ad attribuirle più o meno un apprezzamento che la rende emozionale alla nostra vista, alla nostra mente, e ciò che emoziona qualcuno, resta indifferente un’altro. Apprezzo molto di più gli storici dell’arte che i critici, una categoria la seconda, mercificata, dei guru che interpretano a contratto la vitalità interiore di chi trasferisce il suo vissuto e quindi compone, scrive, dipinge, scolpisce, danza, canta e vive le sue emozioni producendo cose inutili. L’arte? Decidi tu e nessun altro. Stay in love.
L’arte? Chi lo decide?
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